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Il masochismo

 

ottobre 2005

dott. Walter Bruno

Due note introduttive, semplici per intenderci sui termini.

La psicoanalisi è nata nel 1893, quando Breuer raccontò a Freud il caso di Anna O., definita isterica, oggi diremo psicotica. Nacque in Freud l’idea che alla base della patologia con sintomi fisici ed emotivi ci fosse un conflitto psichico. Quest’idea era estranea alla medicina di allora, era rivoluzionaria. L’esplorazione del conflitto tra forze contrapposte è l’essenza della psicoanalisi. L’altro cardine della psicoanalisi è il concetto di rimozione, uno dei modi in cui questo conflitto viene – non risolto – ma trattato dalla mente. Freud lo ritiene uno dei meccanismi di difesa inconsci (concetto che viene ereditato e poi sviluppato dalla figlia Anna). La rimozione per Freud ha uno statuto speciale. Egli scrive più o meno al proposito: “Se ci fosse un libro non ancora dato alle stampe sgradito alla gerarchia dominante non verrebbe pubblicato; ma se la stampa non fosse stata ancora inventata, le parti sgradite sarebbero cancellate come facevano gli amanuensi che dipingevano sopra al testo per nasconderlo” Lo stesso vale per la rimozione: le parti sgradite vengono nascoste, rimangono inconsce.

L’altro concetto fondamentale è quello d’istinto. E’ una traduzione sbagliata di Trieb, sarebbe meglio dire pulsione perché istinto è troppo legato al biologico, alle caratteristiche filogenetiche. Non è escluso che una parte di questo ci sia nella pulsione, ma nel concetto di pulsione rientra anche una spinta all’azione (desiderio, aspettative, bisogno, ecc.) a metà strada tra corporeo e psicologico.

L’osservazione empirica della patologia è un misto di psiche e corpo.

Il conflitto di base tra forze opposte, per Freud, è il conflitto tra pulsioni di vita (Eros) e pulsioni di morte (Thanatos). Freud diceva che queste pulsioni non le possiamo vedere attraverso gli organi di senso, perciò non è possibile né provarle, né confutarle. Noi vediamo atti, paure, pensieri, sentimenti e cerchiamo principi che spieghino questi comportamenti. I principi per Freud sono le pulsioni, queste sono astrazioni, modi di organizzare le spiegazioni dei fenomeni osservati.

I disturbi isterici, disse Freud, sono frutto di un conflitto. Il primo conflitto da lui pensato era tra e pulsioni sessuali e le pulsioni di autoconservazione (tra amore e fame – oggi diremo tra bisogni erotici e sicurezza). Una parte delle pulsioni era soggetta a rimozione. All’inizio sembrò a Freud che fossero le pulsioni sessuali quelle soggette a rimozione. Ma in seguito si rese conto che l’Io stesso poteva essere oggetto di pulsioni sessuali (Io narciso). Pensò allora che il conflitto potesse nascere tra pulsioni sessuali e pulsioni aggressive. Ma anche questo costrutto non resse quando osservò il masochismo, in cui le pulsioni sessuali e aggressive sono mescolate. Quindi pensò al conflitto tra Eros e Thanatos.

Se nella prima visione sono soggette a rimozione le pulsioni sessuali, nell’ultima sono l’aggressività e la distruttività a venire rimosse. Impulso distruttivo e pulsione di morte: sono concetti complessi. Pochi psicoanalisti accettano l’idea della pulsione di morte, o istinto o meglio impulso distruttivo. Come nasce? E’ connaturato alla natura umana o acquisito?

Quando Freud parla di istinto di morte si riferisce a tre caratteristiche:

1)      la natura biologica: all’inizio lo descrisse come l’inesorabile ritorno della materia alla quiete inorganica. Aggiustò poi il tiro: il piacere viene soddisfatto e così muore. In seguito affermò che esiste un piacere di natura diversa, che non si esaurisce nell’appagamento, ma si esplica nel ripetere nel tempo con altri fini. Passò quindi da una concezione energetica, quantitativa, ad una concezione qualitativa.

2)      la coazione a ripetere: vedi sue considerazioni sull’osservazione del gioco del rocchetto, delle nevrosi post traumatiche, dei sogni.

3)      il masochismo

Le riflessioni di Freud sul masochismo si sviluppano tra il 1919 e il 1924.

Un bambino viene picchiato (1919)

Al di là del principio del piacere (1921)

Il principio economico del masochismo (1924)

Seguono “Analisi terminabile e interminabile” e “Il disagio della civiltà”

Freud è ben consapevole del salto tra osservazione empirica e metapsicologia. La coerenza della teoria sta nel numero di volte in cui ci si discosta dall’osservazione clinica e alla luce di questa distanza si ripensa all’osservazione clinica.

L’istinto di morte si vede dunque nel masochismo e dice anche Freud nella reazione terapeutica negativa, quando cioè il paziente reagisce male al progresso della cura (p.e. si riesce a svelare un contenuto dell’Es o un meccanismo di difesa). La reazione terapeutica negativa è la resistenza. Il paziente smette di collaborare. Può portare all’interruzione o alla in terminabilità della terapia.

Il paziente reagisce male perché si è toccato il materiale inconscio e avverte il cambiamento come pericolo.

Antefatto a “un bambino viene picchiato”: 1914 “l’uomo dei lupi” è in questo scritto che Freud parlò per la prima volta di reazione terapeutica negativa (transitoria). Era emerso un episodio dell’infanzia del paziente il quale in seguito ad un rimprovero si mise a tagliuzzare i bruchi. Freud attribuì allora quest’aggressività ad un tratto del carattere.

Quando scrisse “un bambino viene picchiato” Freud si trovava a Vienna nel periodo storico e politico molto critico del dopoguerra. Aveva 63 anni. In questo scritto si occupa della perversione in modo assolutamente nuovo.

Nel 1922 scrive l’Io e l’Es, che comporta un cambiamento nella tecnica psicoanalitica. L’ansia che prima viene concepita come trasformazione della libido frustrata viene ora concepita come segnale d’allarme. Si passa quindi dalla ricerca dei fatti storici alla ricerca delle intenzioni (della realtà psichica).

In questo nuovo contesto, 10 anni dopo “l’uomo dei lupi” e “un bambino viene picchiato”, Freud dice che ci sono persone che reagiscono ai progressi della terapia con una recrudescenza dei sintomi. Quindi è più forte il bisogno di malattia che quello di guarigione. E si chiede perché.

Nel “Principio economico del masochismo” trova la spiegazione nel senso di colpa.

Questo ultimo scritto è l’evoluzione di “Un bambino viene picchiato”, essi si completano a vicenda.

Le fantasie di percosse, le resistenze, il masochismo sono tutte manifestazioni dell’impulso di morte. Trovare la soluzione del problema appariva difficile. Alla fine Frud ci lascia una visione pessimistica della natura umana.

In “Un bambino viene picchiato” Freud aveva già detto che il masochismo è espressione del senso di colpa; in “Il principio econ…” àncora il senso di colpa all’istinto di morte. La colpa, dice nel primo scritto, è inerente ad impulsi incestuosi; nel secondo scrive che è inerente ad impulsi distruttivi.

Ne’ “un bambino….” si confronta con l’enigma del piacere del dolore. E’ piacere o dolore? Porta le sue osservazioni su sei casi, di cui 4 donne, e ricostruisce la genesi del masochismo, in particolare  nelle bambine, in tre fasi.

I fase: conscia, il bambino picchiato è il fratellino o la sorellina, la fantasia non è masochistica, chi picchia è un adulto di solito il padre,  “mio padre non ama questo bambino ama me”.

II fase:inconscia, il bambino picchiato è lo stesso che fantastica; chi picchia è il padre; c’è una accentazione del piacere, la fantasia, non ricordata, ma ricostruita attraverso l’analisi, è chiaramente masochistica, “vengo picchiato da mio padre”

III fase: conscia, ci sono molti bambini, sempre maschi, chi picchia è un adulto ma non è il padre, di solito è un maestro, il bambino che fantastica non c’è o è spettatore, le percosse sono spesso sostituite da umiliazioni  o punizioni; l’eccitamento è intenso e si accompagna a masturbazione, la fantasia è decisamente sadica. Nelle femmine la situazione sadica è più sfumata.

Egli dice che queste fantasie sono una combinazione di senso di colpa ed eccitamento libidico. La trasformazione del sadismo in masochismo si ha per azione del senso di colpa

Viene rimosso l’impulso incestuoso, l’impulso scende dal livello genitale a quello anale e diventa una sopraffazione punitiva a livello erotico.

Meltzer, che ha scritto un interessante articolo sul masochismo, dichiara di non aver mai osservato le fantasie di percosse. Oggi forse sono meno frequenti i casi di masochismo in terapia, anche se il contesto culturale (e forse proprio per questo) propone e diffonde molte rappresentazioni. di masochismo. E’ tuttavia frequente l’osservazione di sintomi psicosomatici e ipocondriaci, che hanno lo stesso significato umiliante e castrante del padre che picchia.

Com’è venuta a Freud l’idea del senso di colpa? E’ venuta dal dolore sul piano personale, come padre. Era, infatti, la figlia Anna ad avere fantasie di percosse, di cui resta a testimonianza l’articolo di Anna “Fantasie di percosse e sogni ad occhi aperti” .Vi è descritto il caso che Anna presentò all’esame per diventare analista. Anna parlava di sé. L’articolo è contemporaneamente un saggio e una sublimazione e contiene le stesse osservazioni di Freud, da un altro punto di vista. Anna vi descrive una paziente che racconta storie a puntate e nelle quali la fantasia di percosse contiene elementi aggressivi e ostili che possono trasformarsi in amore. (molte delle nostre spinte a scrivere nascono dal desiderio di sublimare il dolore).

Freud racconta che ascoltando  la figlia si è sentito come Giulio Bruto, un padre castrante. In tutta questa vicenda tra Freud e sua figlia possiamo osservare il gioco di transfert e contro transfert.

Nel 1935 Weiss scrive a Freud una lettera chiedendogli consigli per suo figlio e Freud gli risponde:”mi è andata bene con mia figlia, ma con un figlio maschio le cose sono più complicate”.

Ne’ “Il problema economico del masochismo” il senso di colpa è espressione dell’istinto di morte. Qui Freud prende le distanze dal conflitto con la figlia, legando la colpa no più all’istinto sessuale, ma all’aggressività universale. Da quest’ultima teoria freudiana discende tutta l’osservazione clinica della Klein, discutibile fin che si vuole, ma illuminante sull’invidia come attacco al seno buono, cioè impulso autodistruttivo deflesso all’esterno. Ci sono quindi colpe preedipiche, legate agli impulsi distruttivi verso l’oggetto.

Il paziente si sente vittima o malato, ma non in colpa. Resiste alla colpa stando fermo in una situazione di non miglioramento che equivale alla fantasia di percosse, è umiliato dalla persistenza dello star male.

Una paziente di Walter porta un sogno in cui ha rinchiuso in un baule in soffitta la prova della sua responsabilità in un attentato al ristorante (attacco all’analisi). “La prova della mia appartenenza alla setta degli attentatori è nascosta in un baule di cui io sola conosco l’esistenza” L’elemento rimosso è una responsabilità intollerabile. Un anno e mezzo dopo il sogno Walter può trovare la spiegazione di questo sogno. La paziente, che è tanto migliorata e sta pensando alla fine dell’analisi, ha un peggioramento inaspettato. Nell’analizzare la reazione terapeutica negativa, la paziente diviene consapevole che l’egoismo della madre l’ha espropriata del suo essere una bambina. Finchè è stato vivo il padre la paziente non ha dovuto prendersi la responsabilità, erano altri a farlo per lei. Si rende conto che ha disprezzo per se stessa quando sfiora il bisogno d’amore. Walter le dice “quando avverte la mia soddisfazione per i suoi progressi, lo mescola all’egoismo di sua madre” . La madre egoista non mostra interesse autentico per lei, perché in realtà pensa solo ai fatti suoi. La paziente mette in soffitta il proprio masochismo, il desiderio di distruggere, scaturito dall’amore ferito più che dall’amore proibito.

La paziente vive la soddisfazione dell’analista come un distacco fatale. “Sto male così punisco la tua soddisfazione di me”.

Le reazioni terapeutiche negative si producono anche con poco, non sempre in seguito ad un grande errore o ad una interpretazione molto sbagliata. Basta poco e si innesca un elemento autopunitivo.

Per tornare all’istinto di morte, la sua teorizzazione ci aiuta ad essere meno coinvolti e produce un quadro più ricco: c’è un istinto di vita di cui la libido è una parte, l’istinto di vita unisce, l’istinto di morte disgrega. Freud parla di fusione pulsionale: gli impulsi sono sempre mescolati e la patologia nasce quando Eros non riesce a controllare Thanatos. La musica è fatta di suoni e di silenzio; il pensiero nasce dall’assenza dell’oggetto buono; le cose contengono potenzialità positive e negative.

Freud scrive: è la perdita dell’oggetto buono che determina la spinta a ritrovare l’oggetto buono (nella realtà il suo equivalente).

Se l’oggetto è stato anche buono, c’è l’esperienza della perdita e la spinta a cercarlo e a trasformare un antico nemico in un alleato.. Vale anche per noi terapeuti, è motivo della nostra scelta lavorativa.

Nella nostra esperienza ultimamente ci imbattiamo sempre di più in casi di condotte negative, in casi in cui c’è la ricerca di una punizione attraverso il fallimento.

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