La psicoterapia di gruppo con i bambini è utilizzata per la prima volta da Kurt Lewin che, nel 1938, ha dato origine a un metodo sperimentale di analisi con bambini che si riunivano per le attività di svago. Il pioniere della psicoterapia di gruppo di bambini e adolescenti è considerato Slavson (1975) che utilizza un metodo per bambini in fase di latenza definito “Activity Group Theory”.
Attualmente sono presenti numerosi modelli di psicoterapia di gruppo indirizzati a bambini ed adolescenti.
La psicoterapia analitica di gruppo ha lo scopo di facilitare l’espressione delle fantasie e dei conflitti inconsci in un contesto che ne permetta l’elaborazione. Oggi si utilizzano numerose tecniche spesso adattate in funzione dell’età del bambino. I gruppi sono caratterizzati dalla presenza di bambini in un numero di cinque o sei, che rappresenta il numero ideale, poiché gruppi più grandi obbligano i terapeuti ad affrontare frequenti agiti e quelli più piccoli possono portare a difficoltà di coesione e si utilizza la co-terapia (due psicoterapeuti che lavorano insieme).
IL SETTING
Il setting è caratterizzato da una durata del trattamento non prefissata (in genere due-tre anni) con sedute della durata di circa un’ora e con una frequenza di una/due volte la settimana. Questa frequenza permette una migliore elaborazione dei conflitti per lo sviluppo del processo terapeutico.
Per quanto riguarda l’aspetto spaziale è importante la presenza di materiale da gioco ed un arredo semplice; ci sono trasformazioni tecniche a seconda dell’età del bambino: la tecnica del tavolo piccolo per bambini dai 4 ai 6 anni, la tecnica della stanza piccola per i bambini in latenza e la tecnica del cerchio per gli adolescenti. La regola fondamentale delle associazioni libere trova espressione nel gruppo: i bambini sono invitati a parlare di ciò che vogliono, ma anche a giocare. La regola dell’astinenza mantiene le stesse caratteristiche come nella psicoterapia individuale con i bambini.
Chiaramente l’attività ludica è predominante nell’espressione del gruppo. Soltanto con il tempo si potrà passare dal gioco alla verbalizzazione. A seconda dell’età del bambino cambia il tipo di gioco: a cinque-sei anni i bambini giocano con una grande ricchezza immaginativa, dai sette agli otto anni prevale un gioco maggiormente al servizio delle difese del gruppo, tra i nove e i dieci anni prevale il gioco di regole (molto importante per lo sviluppo della socializzazione); successivamente i bambini parlano di più e giocano di meno e tendono ad escludere i terapeuti. In generale si può dire che il gruppo comincia a giocare di meno quando diminuiscono le angosce paranoidi.
GLI ELEMENTI DEL PROCESSO TERAPEUTICO
Per quanto riguarda gli elementi del processo terapeutico la regressione è fondamentale, nel gruppo si assiste ad un risveglio di molte angosce, tutte relazionate con l’immagine materna. Si viene a creare una coscienza di gruppo regressiva che facilita il predominio delle difese di tipo maniacale e onnipotente; la coppia di terapeuti eterosessuale favorisce la regressione.
GLI STRUMENTI DEL TERAPEUTA
Come nel caso della psicoterapia individuale, lo strumento fondamentale da parte del terapeuta è l’interpretazione. In queste situazioni l’interpretazione non collega i conflitti attuali con quelli del passato ma si attiene al “qui e ora” del gruppo. Talvolta solo alcuni elementi del gruppo, i cui conflitti si identificano con quelli espressi al momento dal gruppo, si sentono coinvolti dall’interpretazione; quindi l’interpretazione si rivolge abitualmente al gruppo anche se a volte deve essere individuale quando si affrontano situazioni personali che hanno ripercussioni sulla totalità del gruppo. L’interpretazione valuta le resistenze, le difese e le modalità d’interazione. Per quanto riguarda l’indicazione terapeutica, la maggior parte degli autori fa riferimento più che altro ai criteri di esclusione. Lippman (1956) tende ad escludere dai gruppi terapeutici i bambini che non hanno ricevuto un minimo di “cure di base”.
Per quanto riguarda la diagnosi, quasi tutti gli Autori concordano che i bambini che presentano disturbi nevrotici così come quelli che presentano disturbi della personalità di tipo schizoide non troppo marcati, possono sicuramente trarre grande giovamento dalla terapia di gruppo. Si devono, tuttavia, considerare molte variabili tra le quali la storia familiare, la storia evolutiva del bambino, il livello dei conflitti, le angosce e le difese, ma anche la personalità degli altri bambini del gruppo che è importante per l’integrazione. Le controindicazioni riguardano i bambini con molte carenze, aggressivi e con scarse capacità di controllo, i bambini psicotici o con gravi disturbi del comportamento, ma anche bambini con gravi disturbi dell’identità sessuale e bambini in forte situazione di crisi a causa di perdite o incidenti. In generale si può dire che è molto importante creare dei gruppi ben equilibrati, senza l’eccesso di omogeneità per facilitare lo sviluppo positivo del processo di gruppo e le diverse modalità d’identificazione dei bambini tra di loro. Gli autori indicano che la psicoterapia analitica di gruppo è una modalità d’intervento molto efficace, indicata soprattutto per bambini in età di latenza o in pubertà, ma che può essere utilizzata anche ad altre fasce di età