Un omaggio a Stefano Bolognini
“Traume sind schaume”: i sogni sono schiuma.
Così Freud , nel saggio “L’Inconscio” riferiva l’opinione comunemente diffusa sulla vuotezza di senso attribuita agli accadimenti onirici.
Il vissuto popolare riguardo al sogno oscilla spesso, come è noto, tra idealizzazione e svalorizzazione completa: i sogni o “non significano niente”, o contengono grandi verità, quando non stupefacenti premonizioni.
Se, da un lato, Freud (che per sua indole non era affatto propenso al “magico”) aveva clamorosamente smentito l’idea della “mancanza di senso”, da un altro lato non aveva certo perso di vista il rischio opposto, quello cioè di una idealizzazione del sogno come prodotto psichico di alta qualità funzionale, e aveva espresso una posizione equilibrata tra questi due estremi, secondo il suo ben noto procedere tra due polarità.
Il lavoro del sogno consiste nel processo di trasformazione del contenuto latente in contenuto manifesto, attraverso i quattro meccanismi fondamentali della condensazione (Verdichtung), dello spostamento (Verschiebung), della cura per la raffigurabilità (Ruecksicht fur Darstellbarkeit) e dell’elaborazione secondaria (Sekundaere Bearbeitung).
Con contributi non sempre convincenti, ma interessanti se non altro per la tendenza d’insieme che essi sono andati via via a comporre, molti autori hanno suggerito l’idea di un lavoro più complesso di quello dedicato al mascheramento dei contenuti profondi: al punto che sarebbe forse filologicamente corretto conservare, secondo una prospettiva storica, il senso freudiano originario al concetto di “lavoro del sogno”, e proporre quello di “elaborazione onirica” per le ulteriori attribuzioni funzionali suggerite in seguito da autori diversi.
Riassumendo e selezionando gli autori e dichiaratamente non entrando nel merito specifico dei loro lavori: Adler aveva parlato di “funzioni di premeditazione” del sogno; A. Maeder di una “function ludique” onirica, come esercizio preparatorio a successive operazioni nella realtà esterna; Grinberg e AA descrivendo i sogni “elaborativi” delle fasi di integrazione, hanno mostrato la crescente capacità riparativa del paziente, che inizia a sapersi prendere cura di se stesso; Garma ha delineato un “pensiero ampio “ durante i sogni, pensiero di tipo arcaico fortemente visivo, ma in cui esistono giudizi, riflessioni, critiche ed altri processi mentali dello stesso tipo di quelli della veglia; la linea teorica che parte da Winnicott e arriva a Bollas ha valorizzato la dimensione esperienziale del sogno; De Moncheaux ha ipotizzato una funzione reintegrativa del sogno rispetto al trauma; Matte Blanco ha riesaminato un possibile aspetto dello spostamento, nel sogno, come un’apertura a volte creativa verso nuovi luoghi, tempi e rappresentazioni possibili, e la condensazione come un tentativo di integrazione di categorie spazio-temporali diverse.
Ancora: Kramer si è occupato degli effetti dell’attività onirica sulla funzione di regolazione dell’umore, e Greenberg e Perlman sull’aumento di sonno REM in situazioni di apprendimento complesso; Fosshage ha valorizzato la funzione sintetica generale del processo primario, che attraverso immagini sensoriali e visive ad alta intensità enfatizza la colorazione affettiva del vissuto.
All’apice
di questi contributi si colloca, in una direzione complessiva per qualche verso consonante, il grande contributo di Bion sulla funzione metabolica del sogno, ripreso e sviluppato poi in maniera originale soprattutto da Ferro e da Ogden .
Ci si muove in una prospettiva di un’area onirica potenzialmente e occasionalmente creativa (con tutte le cautele e i limiti proposti da Freud per non incorrere nella idealizzazione del sogno…, basata sulle possibilità di rappresentazione, di scomposizione e di ri-combinazione degli elementi in gioco nel mondo interno del soggetto, grazie all’effetto solvente e riconiugante del processo primario, e alla riorganizzazione consentita dal processo secondario, che si alternano in varia misura.
In tale prospettiva è possibile concepire versanti non solamente difensivi nel lavoro del sogno, al punto che si può parlare di un processo di elaborazione onirica dei vissuti, e probabilmente –talvolta- dei pensieri.