Le famiglie allargate: regole da seguire
Secondo Anna Oliviero Ferraris per costruire una seconda famiglia occorre tempo, e molto. E di solito il suo ciclo esistenziale è caratterizzato da cinque fasi successivi. Molti di coloro che provano a costruire un nuovo nucleo cadono in una serie di errori.
Le illusioni
Si adoperano per ripristinare “una famiglia a immagine e somiglianza di quella che si è sfasciata o creare a una famiglia tradizionale”. Il nuovo partner spera “di diventare automaticamente padre o madre di figli non suoi”. Anche i bambini fantasticano sui loro genitori e spesso s’illudono di poterli riconciliare. Scarso rendimento scolastico e malessere sono solo alcuni degli espedienti per fare in modo che i veri genitori se incontrino e, l’intruso, esasperato, abbandoni il campo.
La confusione
I risentimenti, che in un primo tempo erano stati repressi, cominciano ad affiorare. E la situazione si complica, soprattutto per il nuovo partner che si sente impotente di fronte al rifiuto e all’indifferenza dei figli dell’altro. Gli stessi che, muovendosi tra due case, sono spesso tormentati dai conflitti di lealtà, resi ansiosi dalle dissonanze tra diversi stili di vita e di linguaggio.
La crisi
In un clima di turbolenza ognuno esterna le proprie ragioni e possono formarsi due squadre contrapposte (figli contro genitori; genitori e figli biologici contro nuovo partner). Crisi, però, significa svolta. In questa fase generalmente subentra nei genitori la decisione o di separarsi o di restare insieme.
La stabilità
Segno tangibile che la famiglia comincia a stabilizzarsi è la comparsa del senso del “noi”. Uno comincia a dire “la nostra famiglia” e gli altri accettano questo modo di esprimersi.
L’impegno
Tutto risolto? No, ci sono ancora conflitti, ma in questa fase vengono affrontati come “opportunità per imparare qualcosa di nuovo su di sé e sugli altri”.
COME COMPORTARSI?
Nella famiglia tradizionale i ruoli sono chiari e definiti all’origine. Nelle famiglie ricomposte o famiglie allargate, non c’è questa chiarezza e colui/colei che vive con i figli del partner o li vede spesso può avere difficoltà a collocarsi e a individuare una linea di condotta coerente. Può ondeggiare tra un eccesso di ruolo (per es. disciplinando indebitamente figli non suoi) e una fastidiosa marginalità che sfocia nel disinteresse. Pur avendo un buon rapporto con il partner, può sentirsi in secondo piano rispetto ai figli e qualche volta anche rispetto all’ex coniuge, con i suoi diritti di genitore.
E’ più facile mantenersi in rotta nella gestione delle famiglie allargate quando si coltivano alcune delle seguenti caratteristiche:
Empatia.
Riesce a mettersi nei panni altrui. Cerca di immaginarsi che reazioni, pensieri e sensazioni avrebbe lui se fosse al posto del bambino o del ragazzo che gli sta di fronte. Più si è capaci di empatia migliori sono i rapporti.
Non stare sulla difensiva. Un adulto dovrebbe riuscire a non reagire in maniera difensiva quando un ragazzino lo mette alla prova (paragonandolo al genitore separato, criticandolo ecc.). Quando un bambino grida alla moglie di papà “non mi toccare!”, “vattene via!”, una donna che non sia sulla difensiva capisce quali timori si nascondono dietro a queste frasi: “Mi separerà dalla mamma?”, “se mi affeziono, anche lei un giorno mi lascerà?” Chi non è sulla difensiva capisce senza contrattaccare. E’ giusto però far comprendere ai bambini che ci si deve rispettare a vicenda, anche se ognuno è libero di non essere d’accordo con il punto di vista dell’altro.
Evitare di giudicare.
Gli apprezzamenti possono essere diretti e indiretti (del tipo “i miei figli non fanno mai…”, “i bambini intelligenti usano il cervello…”). I secondi possono ferire più dei primi. Trattenersi dal dare giudizi negativi soprattutto nei primi tempi è importante se si vuole costruire un rapporto.
Essere ben disposti.
Accetta i figli del partner per quello che sono. Non stabilisce condizioni o insiste perché essi adottino il suo stesso stile nel fare le cose. Ha fiducia nelle loro capacità, dà loro credito quando fanno delle scelte o si assumono delle responsabilità. Rispetta la loro storia familiare e riconosce il bisogno di mantenere dei buoni rapporti con entrambi i genitori.
Aprirsi al cambiamento.
La famiglia ricostituita è il risultato di una ristrutturazione del sistema familiare. Il cambiamento pone in discussione molti aspetti della vita quotidiana. Ci può essere una crisi, ma il problema non è la crisi in sé, che può essere salutare, bensì il modo in cui si risponde alle difficoltà. Se non si ha paura di cambiare il clima famigliare è più disteso.
Identità salda.
Sa di poter sbagliare ma ha fiducia di riuscire a far fronte ai problemi che si presentano. Coloro che pensano di non sbagliare mai sono poco plastici nei rapporti con gli altri e, pur di dimostrare che hanno sempre ragione, sono pronti a imbarcarsi in confronti che inaspriscono i rapporti invece di risolverli, come le escalation competitive, in cui ognuno per vincere diventa via via sempre più provocatorio e ostile.
Non assumersi responsabilità che non competono.
Il terzo che entra in una famiglia dove ci sono dei figli già grandicelli non è responsabile delle abitudini che essi hanno acquisito nella famiglia di origine. Col tempo abitudini o comportamenti possono cambiare, ma se questo non accade non sarà certamente colpa sua; adulti e bambini sono inseriti in un processo e il genitore ausiliario incontra i figli del partner in un certo momento in più del genitore.
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