La psicoanalisi moderna ha portato aventi, in parte superandolo, il discorso freudiano, e vede nel masochismo un’origine plurideterminata: vi sono casi in cui effettivamente l’aggressività del soggetto è rivolta verso se stesso, con necessita’ di autopunizione e quindi sofferenza masochistica, ma più spesso troviamo casi in cui la ricerca inconscia delle sofferenze e dell’umiliazione costituisce la ripetizione, in forma diretta o ribaltata, delle vicende traumatiche infantili. Il bambino o la bambina che hanno subito traumi, come ad esempio genitori maltrattanti, sadici o trascuranti, possono ricercare lo stesso copione relazionale nella vita adulta, non già per ricerca del piacere o per eccesso di aggressività interna, ma per una sorta di perenne vicinanza all’area traumatica infantile, come se inconsciamente si fosse destinati a ripetere, anche nel tentativo di modificare, un vissuto doloroso, e non si riuscisse a fare diversamente.
Una sofferenza masochistica di origine traumatica inconscia, talora avvertita in parte anche coscientemente, può determinare alcuni dei comportamenti che possono essere definiti di dipendenza affettiva Si tratta di donne, più spesso, che ‘scelgono’ ripetutamente relazioni amorose frustranti, con uomini inaffidabili, respingenti o maltrattanti, apertamente o subdolamente, che talvolta impongono loro rinunce, infliggono sofferenze gratuite e le espongono a umiliazioni su più versanti della vita, in ogni caso donne che possono essere perfettamente adulte e ‘funzionanti’ in altre aree della loro esistenza, come il lavoro, ma ritrovarsi come costrette, obbligate da una tirannia interna, a vivere relazioni di questo tipo. Come se vivessero in una prigione, talvolta in un lager interiore, di cui non riescono a vedere ne’confini, ne’ via d’uscita.
L’esperienza analitica e psicoterapica rivela spesso, nell’infanzia di queste pazienti, una storia traumatica di deprivazione affettiva, o di violenza e abuso da parte di adulti significativi da cui dipendeva la vita del bambino, irrinunciabile per lui. Il trauma può essere anche apparentemente modesto, ma ripetuto nel tempo (cosiddetto ‘trauma cumulativo’), come ad esempio una madre alternativamente affettuosa e maltrattante, e venire introiettato nella mente del bambino come l’unica realtà possibile.
Nella mia esperienza clinica, di rado ho constatato la presenza di piacere nel subire maltrattamenti da parte di queste pazienti (sebbene sia possibile, nel tempo, che in via secondaria se instauri una certa erotizzazione della sofferenza, sulla quale occorre poi lavorare in terapia), più spesso l’attaccamento al partner maltrattante o trascurante posa su altre ragioni: l’idea che cosi sarà più amata, la garanzia fantasticata contro l’abbandono, o perché’ è l’unica forma di relazione che conoscono.