Il fenomeno dell’intervento psicologico offerto in rete, presente negli Stati Uniti da almeno 15 anni, si sta diffondendo negli ultimi anni anche in Italia. Diversi autori evidenziano che, nonostante siano stati scritti numerosi saggi ed articoli in argomento, in realtà il tasso di ripetitività è estremamente elevato. Parrebbe entrata in gioco, finora, una superficiale psicologia descrittiva, che si limita ad asseverare la possibilità e l’intensità della relazione interpersonale on-line, senza che sia iniziata una riflessione più approfondita atta a fondare una nuova psicologia e psicodinamica relative nello specifico alla relazione telematica.
Merciai, affrontando il tema delle relazioni interpersonali su internet, conclude la sua disamina sulla rassegna scientifica a riguardo, concludendo che si presenta come il preoccupante manifesto di una grave povertà. Rimane perplesso davanti alla scarsità di contributi e di autori, contrariamente all’estrema ricchezza di lavori di psicologia sociale riguardanti gli aspetti di comunità su internet.
Secondo l’autore gli studi presentano un difetto di fondo: trattano internet come un fenomeno piuttosto omogeneo con le stesse regole e teorizzazioni. Ma questo non è vero perché gli strumenti sono diversi così come sono diversi gli ambienti.
Siamo transitati da un mondo testuale ad un mondo permeato dalla presenza di molti degli aspetti sensoriali caratteristici dell’interazione umana. Viene sottolineato come il transfert o la proiezione si modificano in relazione ai singoli strumenti attraverso i quali entriamo in relazione con il nostro interlocutore; l’email, la chat multimediale e la videoconferenza, ad esempio, sono tutti strumenti di internet, ma la loro psicodinamica deve essere studiata separatamente poiché diversa è la loro dialettica e differente è anche la modalità ed il bisogno che motiva l’essere verso uno strumento o l’altro.
Negli Stati Uniti, e con maggior lentezza in Italia, comincia a profilarsi un insieme di teorie e teorie della tecnica, che superano la questione della fattibilità (il “se”) della terapia on-line, per affrontare il “come” ed il “perché”. Argomento che ha ricevuto ben più attenzione nella stampa popolare che negli ambienti degli studiosi della comunicazione, della sociologia, della psicologia e delle discipline correlate.
Un primo utilizzo della rete nell’esperienza americana e successivamente italiana che risale agli anni ‘90, è quella dell’accesso ad un software al quale sarebbe affidata la terapia e dove l’intervento umano cessa con la conclusione della programmazione informatica (ELIZA, SHRINK, DEPRESSION 2).
I risultati ottenuti mostrano una certa efficacia come ausilio e completamento di una psicoterapia, con un terapeuta fisicamente presente ed un terapeuta on-line.
Questi programmi presentano alcuni vantaggi, tipo quello di essere sufficientemente pianificati e testati e privi quindi di fraintendimenti tecnici. Un pericolo può essere costituito dal ritardare la ricerca d’un aiuto professionale da parte degli utenti; si è visto invece che spesso l’utilizzo di questi programmi incoraggia gli individui a cercare una consultazione da un terapeuta anche perché il loro uso ripetuto diventa noioso e limitante.
Gli autori più affermati sulla psicoterapia on-line concordano nell’invitare alla cautela ed insistono sulla questione degli aspetti etici e deontologici, mettendo in guardia rispetto ai rischi ed ai limiti in essa impliciti, ma anche l’estrema novità e la necessità di ulteriori studi scientifici. Occorre un atteggiamento di tipo pragmatico, provvedendo ad una possibile corretta informazione dei potenziali utenti e, tuttavia, sottolineando come la terapia on-line sia una modalità aggiuntiva e non sostitutiva rispetto ai tradizionali modi di intervento terapeutico.
L’Ordine degli psicologi del Lazio ha effettuato una ricerca longitudinale, nel 2004, per la classificazione e la valutazione dei siti internet italiani riguardanti la psicologia.
Nella realtà italiana della psicologia esistono un numero significativo di siti che offrono servizi di consulenza generica consistenti spesso in consigli o pareri qualificati, rivolti alla totalità degli utenti dei siti medesimi, in merito a determinati argomenti oggetto di discussione.
La ricerca ha evidenziato l’esistenza di consulenze sufficientemente serie e professionali alle quali si affiancano casi di consulenze scadenti, se non lesive, dell’immagine professionale.
La stessa sottolinea l’importanza di tenere in considerazione il codice di condotta degli psicologi che vieta l’anonimato dell’utente e del consulente, essendo contrario a qualunque corretta impostazione del setting terapeutico. Un problema è determinato anche dal fatto che l’interazione tra chi chiede consulenza e chi la offre è necessariamente differita nel tempo e nello spazio.
Un altro aspetto emerso riguarda le tipologie dei siti internet emergenti in Italia. Essi si presentano prevalentemente come: biglietto da visita (presentazione a scopo di marketing per psicologi e psicoterapeuti), mini-portale (offerta di molteplici servizi, attività, eventi ed informazioni varie), vetrina (esposizione di vari prodotti di tipo psicologico, come libri, articoli, proposte didattico formative), rubriche di psicologia all’interno di portali più ampi.
Si evince inoltre che l’immagine dello psicologo-psicoterapeuta è poco chiara. Non viene fatta sufficiente chiarezza presso il pubblico, in modo unitario e coerente, su ciò che realmente la psicologia è e cosa può fare, al di là dei luoghi comuni.
Dal punto di vista della tecnologia si conferma che la maggior parte degli psicologi non ha ancora raggiunto una sufficiente padronanza del linguaggio e degli strumenti caratteristici del mezzo.
Una ricerca condotta nel 1999-2000 su Psychoinside riguardante la diffusione in Italia del sostegno psicologico in rete, evidenzia un certo numero di accessi e richieste di consulenza e di psicoterapia, che individuano una prevalenza di problematiche relazionali, disturbi d’ansia e attacchi di panico, fobie ed ossessioni, disturbi sessuali e dell’identità sessuale, depressione, disturbi della sfera alimentare.
Per quanto riguarda la consulenza psicologica o la psicoterapia on-line, queste vengono fornite in genere tramite e-mail, chat, senza o con collegamento audio-video, oppure pubblicamente.
Vadalà (2004) evidenzia che nel counselling tramite mail la persona genera un primo messaggio immettendo una serie di informazioni, su di sé e sul problema, formulando poi una richiesta che arriverà al professionista nella modalità formale delle mail. Prima dell’invio la persona, salvo casi d’impulsività compositiva, ha modo di leggere, rileggere ciò che sta per inviare, operando quindi una preliminare censura ed autovalutazione sui contenuti e sulle forme, tra ciò che vorrebbe dire e ciò che è conveniente dire la prima volta.
Nel comporre la prima e-mail la persona sarebbe condizionata dai suoi processi mentali, dal suo timore di essere giudicato, incompreso, snobbato. Influirebbe anche l’intensità momentanea del problema e la rilettura globale prima dell’invio, spesso producendo una coerenza ed uniformità di stile che rende più leggibile e chiaro il testo ma che, maschererebbe in varia misura la visibilità del vero stile associativo psichico della persona.
L’ambito della consulenza psicologica presuppone da parte della persona, un bisogno ed un’autentica scelta di mettersi in gioco per ottenere un aiuto da un esperto. Pertanto, dobbiamo ritenere che si abbia un tentativo di essere sinceri. E-mail dopo e-mail, si riesce a tessere una rappresentazione della persona, soffermandosi sulle reazioni, sui commenti e sullo stile con cui si sviluppa il processo nel tempo. Tutto ciò permette al professionista di andare al di là del semplice invio di generiche informazioni ed, in alcuni casi, il professionista ha la possibilità d’intessere il proprio intervento attorno alla persona. Questo permette di aumentare l’alleanza di lavoro per offrire alla persona la sensazione di potersi aprire e fidare.
Nel lavoro di Maghini sulle modalità comunicative in rete, ciò che primariamente colpisce di Internet, quindi attrae e seduce o respinge e spaventa, è lo stravolgimento subito dalla comunicazione, soprattutto quella d’emozioni, stati d’animo ed affetti. La comunicazione appartiene a quella sfera di bisogni umani che consente non solo di esistere, individualmente e socialmente, ma di definire la propria identità. Comunicando, l’uomo rappresenta se stesso e gli altri e s’inserisce nella dimensione spazio-temporale del mondo.
A differenza di altri canali comunicativi, internet stravolge le coordinate logiche dello spazio e del tempo presentandoci una realtà priva di confini definiti, in cui è l’utente stesso a decidere i tempi ed i modi. L’utente passa da una concezione di spazio chiuso, che suscita contenimento e sicurezza, ma anche immobilità e dipendenza, ad una rappresentazione di spazio aperto, libero e senza confini e quindi anche pericoloso ed autonomizzante. Allo stesso modo il tempo perde la sua dimensione cronologica e storicizzata, per porre maggiore attenzione ai rapporti ed agli scambi. L’individuo si libera dai propri vincoli e limiti terreni dello spazio, del tempo ed in particolare modo del corpo e, abbandonando tutto ciò che di reale lo lega al “finito”, assume una nuova consistenza, immateriale e virtuale, che lo porta nel cyberspazio.
Il cyberspazio consiste in un’infinita risorsa anche di emozioni e relazioni, cui il navigatore sa di poter contare nei momenti di solitudine, di vuoto relazionale o di noia e trova così altre persone che come lui cercano gli altri comunicando un po’ di se stessi. E’ necessaria la capacità di orientarsi, per non perdersi; nella ricerca della libertà emerge un paradosso: si cerca qualcosa che limiti ponendo un confine, un appiglio per delimitare lo spazio in cui ci si sta muovendo. Si creano così le comunità virtuali, luoghi immaginari d’aggregazione e di scambio, soggetti solo alle regole della comunicazione in cui si possono assumere varie identità.
L’utilizzo d’internet propone numerosi rinforzi di cui l’utente può usufruire: essere preso sul serio ed ascoltato, fornire un immagine di sé comunque positiva, rimanere anonimo e decidere i ritmi di evoluzione della relazione, tutto ciò con costi di comunicazione decisamente bassi.
I vari strumenti di comunicazione telematica presentano la garanzia d’anonimato e l’opportunità di interazione asincrona. L’assenza del “vis a vis” favorisce di per sé una maggiore libertà di espressione che apre alla confidenza ed alla vicinanza emotiva. Norman Holland, in un lavoro del ’95, fa riferimento, a questo proposito, al fenomeno della regressione in internet. Le persone sono immediatamente intime ma nel contempo sono anche più sboccate, senza controllo ed aggressive. Vi sono messaggi chiamati “flames” nei quali gli utenti dicono cose che non direbbero utilizzando altri mezzi di comunicazione, che sommergono il computer dell’offender.
Young sottolinea un aspetto frequente nelle dinamiche di rete, lo sviluppo d’argomenti e temi inerenti la sessualità ed il pericolo di molestie sessuali in rete.
Lo scambio telematico presenta la libertà espressiva d’una lettera, ma il ritmo veloce d’una conversazione. E’ stato fatto un tentativo per sopperire alla mancanza del contatto visivo con l’aggiunta dei cosiddetti “emoticons” (dall’unione dei termini inglesi “emotion” e “icon”: icona della comunicazione) immagini che dovrebbero far attribuire all’interlocutore il giusto significato del messaggio. Anche se gli “emoticon” simulano in modo digitale le sfumature affettive della comunicazione “vis à vis”, certamente non possono riprodurne tutta la ricchezza ed immediatezza.
L’incorporeità tipica della comunicazione mediata dal computer segna lo scarto fra le due forme comunicative: nella modalità “vis à vis” si è sempre riconoscibili ed individuabili in base ai propri connotati somatici, personali e di status sociale, laddove in quella on-line vige l’anonimato e l’impersonalità. Spesso i cybernauti mascherano la propria identità dietro svariati pseudonimi o “nickname”, riducendo, od addirittura cancellando, quel senso di reciproca presenza sociale che caratterizza gli scambi interpersonali di tipo “vis à vis”.
La consapevolezza che, anche sbagliando, la propria reputazione è al riparo dell’anonimato spinge i soggetti a mettersi più facilmente in gioco, ad agire più spontaneamente ed in modo più assertivo.
E’ necessario interrogarsi se l’utilizzo d’internet assuma per l’utente il significato di una fuga dalla realtà, d’un agito o, diversamente, rappresenti una nuova modalità relazionale, interpersonale e creativa.
Con l’assenza del non verbale possono intervenire processi compensativi del mancante con proiezioni ed attribuzioni di senso, gratificanti le aspettative dell’individuo. Le relazioni si mostrano piuttosto attraenti, permettendo un inconscio soddisfacimento delle fantasie che danno forma agli ideali. Questo può condurre ad un’eccessiva idealizzazione di sé e dell’altro.
Gli utenti che possono richiedere ed ai quali, secondo alcuni autori, potrebbe giovare una consulenza psicologica o una psicoterapia on-line sono persone con bisogni particolari (varie disabilità), anziani, agorafobici, persone isolate territorialmente, persone ambivalenti nei confronti del trattamento e dei suoi benefici, persone che si sentono troppo in difficoltà con lo stress od il disagio sociale del counselling tradizionale.